Custodire i sogni: Bonaldi nella sua casa-laboratorio

Nella casa-studio di Giovanni Bonaldi, il pubblico di Funesto Festival è stato accolto in uno spazio che non è solo luogo di creazione artistica, ma un vero e proprio archivio di esperienze, riflessioni e legami. Un ambiente intimo e ispirante, in cui l’arte non è mai separata dalla vita, ma anzi ne diventa strumento di indagine e rappresentazione.

L’incontro ha offerto una narrazione plurale, in cui l’artista ha ripercorso il proprio cammino umano e professionale, accompagnato dal violino di Matteo Montalvo Armani, che ha alternato brani classici come la “Meditazione di Thaïs” e il “Theme from Schindler’s List” a composizioni più energiche, creando una colonna sonora che amplificava la profondità del dialogo. Il risultato è stato un intreccio di storie, musica e relazioni, capace di creare un momento di ascolto e riflessione collettiva.

Bonaldi ha guidato i presenti in un viaggio tra le sue opere, disposte con cura sulle pareti per loccasione. Incisioni, sculture e dipinti si sono rivelati come tappe di un cammino artistico che esplora temi universali: la nascita, lamore, lamicizia, la perdita. Ogni opera, attraverso il suo linguaggio visivo, raccontava frammenti di umanità, sollecitando domande profonde sul significato della vita e della morte.

Tra i lavori esposti, alcuni si sono distinti per la loro carica emotiva: un calco del volto del padre defunto della compagna di Bonaldi, realizzato in una notte d’estate come gesto di cura e memoria; un calco del fratello dell’artista, morto giovane, che Bonaldi ha descritto come l’unico oggetto concreto che gli rimane di lui. Questi racconti, narrati con una semplicità disarmante, hanno trasformato le opere in catalizzatori di emozioni, invitando il pubblico a riflettere sul legame tra ciò che resta e ciò che si perde.

 

Il contributo di Giuseppe Rodi, detto Pinetto, collezionista di incisioni, ha aggiunto una prospettiva storica alla conversazione. Attraverso una selezione di sei litografie di Alberto Martini, ha esplorato temi come nascita, sogno, amore, follia, morte…, ponendoli in dialogo con le opere di Bonaldi. Questo confronto ha creato una lettura inedita, intrecciando il passato e le ricerche contemporanee dellartista.

La giornata si è conclusa attorno a un tavolo imbandito, dove gli ospiti hanno condiviso cibo e conversazioni. È stato un momento di familiarità e calore, che ha rafforzato il senso di comunità e di appartenenza. Non si trattava solo di osservare e ascoltare, ma di vivere un’esperienza che mescolava arte, relazioni e introspezione.

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